RELOCATION PROGRAM (programma di ricollocamento)
Il Relocation program dell’Unione Europea prevede il ricollocamento di persone che richiedono protezione internazionale (asilo e protezione sussidiaria) da uno stato membro a un altro.
E' una procedura pensata per affrontare la crisi dei rifugiati, volta ad assicurare una più equa distribuzione dei richiedenti asilo negli stati membri dell'Unione Europea.
I cittadini (o in caso di apolidi dei Paesi in cui abbiano precedentemente risieduto) di Paesi nei quali la percentuale di concessione della protezione internazionale sia superiore al 75%, in base ai dati trimestrali pubblicati da Eurostat, possono accedere al Relocation Program
Di conseguenza, è molto probabile che i cittadini provenienti da questi paesi richiedano la protezione internazionale.
Al momento attuale il Relocation program riguarda Siriani, Eritrei, Yemeniti e apolidi la cui residenza abituale era precedentemente in questi paesi. Questo programma crea una discriminazione arbitraria tra i richiedenti asilo, in quanto è accessibile solo per i cittadini di una decina di paesi.
Nel 2015 gli Stati membri hanno stipulato un accordo per il ricollocamento di 160.000 persone all'interno del programma. Da allora il numero è stato più volte corretto, e finalmente definito in 98.255. Anche tenendo presente questo "sconto", meno del 17% delle persone interessate sono state ricollocate, anche se non nei paesi da loro richiesti. Infatti nonostante si fosse deciso di tenere in considerazione criteri come i legami familiari, offerte di lavoro già ricevute, background culturale simile o la conoscenza della lingua, tutti questi criteri non sono stati minimamente rispettati.
La data di scadenza del programma, il 30 settembre 2017, si avvicina. Gli esperti sono pessimisti riguardo all'eventualità che i governi europei riescano, entro tale data, a completare l'operazione di trasferimento. La Commissione Europea ha avvisato tutti gli stati membri che l'obbligo di adempiere al loro impegno continuerà anche dopo la data di scadenza, e che i Paesi che non avranno completato il programma andranno incontro a sanzioni economiche. Nonostante questo però, poiché l’accettazione di ogni singola persona è a discrezione del Paese, sempre più richieste vengono rifiutate senza alcuna giustificazione, o in taluni casi con vaghi accenni al mantenimento dell’ordine pubblico e della sicurezza nazionale
PROGRAMMA DI REINSEDIAMENTO
L’accordo per il reinsediamento, sancito dall’Unità Europea e dai paesi membri, prevede il trasferimento dei rifugiati da un paese fuori dalla UE nel quale hanno cercato protezione a un paese membro, che li accoglie come rifugiati con la condizione permanente di residente legale.
Lo stato e I diritti di cui possono godere i rifugiati varia da paese a paese. I rifugiati che vengono accolti in Belgio, Repubblica ceca, Francia, Finlandia, Portogallo, Svezia e Regno Unito ricevono un permesso permanente. Chi invece viene accolto in Danimarca, Germania, Islanda, Paesi Bassi , Norvegia, Romania e Spagna riceve un permesso temporaneo e può richiedere il permesso permanente dopo un periodo definito di tempo in cui abbia risieduto nel paese e se dimostra di avere una buona conoscenza della lingua e dell’educazione civica, indipendenza finanziaria, e di avere tenuto una buona condotta.
Lo stato permanente di rifugiato o la protezione sussidiaria vengono garantiti ai rifugiati in molti Stati. I rifugiati accolti in Danimarca, Finlandia, Islanda, Irlanda, Norvegia, (casi selezionati sul campo)Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito ricevono lo status di rifugiato immediatamente. I rifugiati accolti in Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Paesi Bassi, Norvegia (richieste pervenute tramite canali amministrativ) e Romania devono completare la procedura di richiesta d’asilo dopo l’arrivo nel Paese. I rifugiati in Germania invece non ricevono lo status di rifugiato ma lo stato di richiedente asilo per motivi umanitari, che non garantisce gli stessi benefici legali dei rifugiati.
Nel 2015 l’EU ha concordato il reinsediamento di 22.504 rifugiati e il 69% di essi è stato accolto. Accogliere i rifugiati tramite questo programma evita che le persone rischino la vita per arrivare in Europa. Più di quindicimila persone infatti sono morte nel tentativo di raggiungere le coste del sud.
PROGRAMMA DI RICONGIUNGIMENTO FAMILIARE
Il programma della Comunità Europea per il ricongiungimento familiare permette ai membri di una famiglia di nazionalità extra europea e che già sono residenti legalmente in uno stato membro di ricongiungersi nel paese di loro residenza.
Lo scopo di questo programma è quello di proteggere il nucleo familiare e facilitare l’integrazione dei cittadini di paesi terzi. Le regole della dichiarazione dei Diritti Umani stabiliscono che la famiglia debba essere protetta e riunita in ogni caso possibile e che la protezione e salvaguardia dei bambini debba comunque prevalere.
In pratica, l’interpretazione del concetto di famiglia è eccessivamente restrittiva, e non si applica a gruppi familiari allargati. Questo porta alla soppressione del supporto affettivo e pratico in quanto, ad esempio, cancella la possibilità di condividere con i parenti la cura dei membri di una famiglia. I paesi europei potrebbero autorizzare, a certe condizioni, il ricongiungimento familiare dei parenti in linea ascendente di primo grado (padre e madre di nazionalità estera), o di figlie e figli adulti single e coabitanti, ma questo succede molto raramente.
Sebbene ogni caso sia diverso, il processo di ricongiungimento familiare dura mediamente da otto mesi a un anno e mezzo e può essere ritardato sine die se una prima richiesta viene rifiutata, a causa delle difficoltà burocratiche per richiedere un appello.